Onorevoli Colleghi! - Una misura dell'incidenza della musica leggera in genere sull'economia del nostro Paese può ricavarsi, attualmente, leggendo i dati di bilancio della Società italiana degli autori ed editori (SIAE), dai quali si desume che dal settore deriva circa il 75 per cento degli incassi complessivi.
      L'assenza di una disciplina organica e puntuale delle attività legate al mondo della musica leggera rende, infatti, difficile stabilire per altre vie l'importanza del movimento occupazionale ed economico che esso genera.
      Tale stato di cose ha portato all'emergere di numerosi disagi tra gli operatori e gli utenti, con un conseguente indebolimento del mercato e, in particolare, con la vanificazione di un potenziale fattore di crescita economica, che sino ad oggi ha fatto comunque sentire il proprio peso.
      Le prestazioni rese in questo particolare settore dell'economia non hanno mai goduto di una seria e piena considerazione da parte del legislatore. Da ciò deriva che il lavoro artistico, legato alla musica leggera, è caratterizzato da precarietà, sommerso e assenza di tutele minime, garantite a qualunque forma di prestazione d'opera.
      La disciplina che con la presente proposta di legge si intende dettare mira a recuperare il ruolo che si addice al lavoro svolto dai tecnici e dagli artisti

 

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interpreti ed esecutori della musica leggera.
      Il testo propone la definizione per essi di una forma di lavoro subordinato atipico, collegando ad esso speciali previsioni previdenziali, assicurative e fiscali nonché strutture di verifica delle professionalità degli operatori tutti.
      La presente proposta di legge, con l'insieme delle disposizioni in cui si articola, interviene per ridurre lo sfruttamento del lavoratore e per far emergere il lavoro sommerso, senza con questo incidere sulla libertà artistica, che è linfa vitale per chi opera nel settore della musica leggera.
 

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